NOTIZIE STORICHE
L’inventario del 1861 (n. 6825), che si estende agli anni successivi, riferisce che il 18 agosto 1872 il “Custode della R. Villa di Caiano” aveva consegnato (mandato 205) alla Villa della Petraia: “Una Lumiera di legno, e ferro dorato, ha 102 lumi disposti in tre cerchi di diverso diametro a gradazione guarnita da filari di mandorle e gocciolami di cristallo pendenti dai cerchi alle borchie sottostanti”. Lo stesso inventario (n. 6826) elenca: “Centodue padelline di cristallo ordinario per la suddetta lumiera”.
L’inventario della Villa di Poggio a Caiano del 1865 (n. 9784) descrive la lumiera giunta da Palazzo Pitti il 19 Giugno 1871 ( mandato 218 bis), come: “Una Grande Lumiera di legno e ferro dorato e a centodue lumi disposti in tre cerchi di diverso diametro e gradazione collegati tra loro con traverse di ferro, al cerchio inferiore sono 45 lumi, al secondo 34 e al terzo 23.
Infine l’inventario della Villa della Petraia del 1911 (n. 197) fornisce una descrizione identica a quella dell’inventario del 1861 con la sola precisazione che “ mancano 18 conchiglie che contornano i cerchi suddetti ed alcuni gocciolami” e specifica (n.198) e che le 102 padelline sono “ di vetro liscio”.
La forma della lumiera esclude un diretto riferimento a modelli settecenteschi di tradizione boema o ai lampadari muranesi, e si avvicina a modelli mediati dai lampadari di epoca medievale e rinascimentale composti da uno o più cerchi di diametro diverso, se pur dotata di elementi decorativi propri del gusto settecentesco ( CIAPPI 2006, n.89, pp.300-301).
Ed è proprio il riferimento a modelli dei secoli XV-XVII che lascia supporre che la lumiera sia stata rimaneggiata e adattata al nuovo gusto revivalistico, coerente con le tendenze sostenute da Vittorio Emanuele II, intese come recupero della tradizione artistica nazionale e come manifestazione di quella semplicità destinata agli arredi delle ville suburbane.
Era, infatti, consuetudine che le suppellettili danneggiate, o superate dai mutamenti di gusto fossero rimaneggiate e modificate con sostituzioni e copie di elementi originali.
Tali operazioni erano affidate a botteghe artigiane esterne incaricate della manutenzione degli arredi di corte.
Si può ipotizzare che la lumiera sia stata “ aggiustata” dalla bottega dei fratelli Cremoncini, originari di Montaione e attivi per la corte lorenese dal 1846, titolari di un avviato laboratorio con annesso emporio ubicato in via del Proconsolo, in prossimità del Palazzo Non Finito, e incaricati della riparazione e fornitura degli arredi in vetro delle dimore reali (CIAPPI 2004, pp.140-141; 160-175).
Con ogni probabilità la lumiera lignea, posta nel salone centrale della villa nel 1872 in occasione del matrimonio di Emanuele di Mirafiore con Blanche de Larderel, fu ornata in quella particolare circostanza con filamenti a gocce di vetro color ametista, tonalità propria della gamma cromatica muranese, ma desueta in ambito Toscano, che si addiceva alle delicate sfumature delle tessere policrome del pavimento “ alla veneziana”.
In oltre la lumiera, imponente ma non prevaricante, non contrastava con la moderna copertura in ferro e vetro, simile ai lucernari adottati per i mercati fiorentini e per la serra del Giardino dell’Orticoltura.
Il salone coniugava la tradizione, il pavimento e la lumiera, con la modernità della copertura in lastre di vetro piano inserite nel telaio metallico, imperfetta coerenza con gli ideali di una nazione che era unita dalla cultura rinascimentale mal allo stesso tempo volta al progresso tecnico e industriale.
Bibliografia
Silvia Ciappi – Le passoni del re – edizioni Polistampa
